giovedì 9 agosto 2007

Un sabato qualunque, un sabato italiano.


"E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano
Il peggio sembra essere passato
La notte è un dirigibile che ci porta via lontano..." (Sergio Caputo - 1983)


Ok lo so. Oggi è giovedì. Ho sbagliato.
D'altra parte anche Sergio Caputo ha sbagliato. Il "sabato" non era qualunque, era un "sabato del cazzo" un "sabato italiano" tipicamente qualunque e tipicamente del cazzo. Come il resto della settimana.
Quindi come il giovedì.
Un giovedì del cazzo, per quanto mi riguarda.

Niente ferie quest'anno. E non perchè mi piaccia il mio lavoro fino a quest'eccesso o perchè sia avido e affamato di denaro, semmai è perchè sono affamato e basta. E povero.
E quindi lavoro anche la settimana di ferragosto, quando anche gli scarafaggi non escono dai tombini di questa fogna di città, perchè, cazzo, a sentir loro è ferragosto e hanno altro da fare.
Fatto sta che lavoro e che a fine serata metto qualche biglietto di carta con delle cifre sopra nel portafogli.
E insieme a queste bollette di telecom, enel e infostrada ci metto anche qualche banconota, ogni tanto.
Succede che dopo una birretta con gli amici si va a casa e si faccia mente locale, perchè quando hai un'attività tua il lavoro non finisce dopo le 10 ore giornaliere. Te lo porti a casa, sottoforma di pensieri quasi mai felici. Pensi a quel cliente strambo, alla fattura che devi pagare a questo o a quel distributore, al vigile urbano che cerca un motivo valido per multarti, pensi che ti sta per scadere l'assicurazione alla macchina.

Mi ricordo che scade il 6 agosto. Lunedì.
Un lunedì qualunque, un lunedì italiano. Lunedì scorso, nello specifico.
Succede che conti i soldi nel portafogli e decidi che domattina, giovedì, andrai in assicurazione a rinnovare il contratto, per poter circolare un altro anno (se la macchina ci arriva al prossimo anno), tranquillo e che le bollette le pagherai un'altra volta, tanto ormai sono già scadute.
E succede che il giovedì qualunque arriva.

All'assicurazione non c'è nessuno. Mi stupisco solo in un primo momento, perchè l'ultima volta era piena così di gente, poi realizzo che "l'ultima volta" era il 6 febbraio e che oggi invece è 9 agosto e la gente meno povera di me è al mare, a farsi fare le pugnette dall'acqua e il bidet dall'aria fresca. Non ci metterò nulla, penso.
Sbagliato.
Il foglio con la mia assicurazione non si trova. Si mettono a cercarlo e passano 20 minuti.
Ristampalo, genio della lampada, penso.
Dopo altri dieci minuti l'assicuratore si arrende e lo ristampa.
Me lo consegna e vedo quanto dovrò pagare adesso che sono passato dalla dodicesima all'undicesima tabella.

Il 6 agosto è un giorno un po del cazzo per pagare l'assicurazione, per vari motivi.
Primo: è in piena estate e di estate, si sa, non ci sono soldi. Che poi vorrei vedere in autunno questi dulivi di contante dov'è che stanno...
Secondo: è il compleanno di Letizia.
Terzo: è a ridosso del versamento dei contributi.
Quarto: è un giovedì italiano.
Fatto sta che il 6 agosto mi scade il contratto e va rinnovato, quindi c'è quantomeno il piacere di pagare di meno rispetto all'anno prima.
L'anno prima pagavo 465 euro a semestre, 930 euro l'anno.
930 euro in più rispetto al valore della mia macchina.
Guardo il foglio con il nuovo importo. Seicentodiciassette euro.
Ora, io non sono mai stato un genio nè della matematica nè di economia finanziaria, ma se i sensi di ragno non mi ingannano, seicentodiciassette è un valore più alto di quattrocentosessantacinque. Chiedo conferma all'assicuratore e lui conferma. Gli chiedo il titolo di studi, per avere un'ulteriore sicurezza. Non è laureato in matematica: ne ero sicuro.
C'è qualcosa che non va.
"Mi scusi ma in che tabella sto?"
"Sei tornato alla quattordicesima. C'è un sinistro risalente al novembre 2005"
Un novembre qualunque, un novembre italiano, penso.

Me lo ricordo quel novembre. Mese del cazzo.
Iniziava ad affacciarsi alle porte il natale, e qui c'era un sole così fuori luogo che sembrava essersi sbronzato la sera prima e che non ne stava capendo un cazzo il giorno dopo. Che cosa ci facesse il sole in pieno novembre sulle terre del sudditalia ancora non l'ho capito.
Ma era sera e del sole neanche l'ombra. L'ombra di tutto il resto però c'era. Delle auto che scorazzavano, dei bidoni di spazzatura non ancora svuotati, di teste di cazzo che quel giorno potevano stare a casa loro o andare affanculo altrove.
Fu una di queste teste di cazzo che rese quel novembre il peggiore del duemilacinque.

Avevo fame e avevo appena accompagnato a casa Andrea Soldino, un vecchio amico e cliente. "Vecchio" non nel senso che era un matusa, ma nel senso di "passato", che ora non è più. Amico intendo. E anche cliente. Insomma, era un tipo.
Accompagnavo sto tipo a casa e mi veniva fame, come se le due cose fossero correlate. Sulla strada del ritorno decido di accostarmi abilmente sulle strisce gialle della fermata dei bus, certo di non impedire il transito a nessuno.
A Lecce le fermate per il bus e le corsie preferenziali hanno più o meno la stessa funzione che lo scudo spaziale ha per gli americani.
Non serve a un cazzo.
Non ci sono alieni, non serve uno scudo.
Non ci sono bus, non servono le corsie preferenziali.
Suvvia, non ci vuole un genio a capirlo.
E' un po come quando si era alle medie e si giocava a gonfiare i preservativi. Se non c'è figa, non servono i preservativi, e infatti se ne facevano pratici palloncini.
Niente bus, non servono le preferenziali, e io mi ci parcheggio abilmente sopra.
Un coglione qualunque, un coglione italiano nel particolare, e, sempre nel particolare, un coglione donna, decide che per girare a destra debba tagliare la shikan manco fosse Ayrton Senna ai tempi d'oro. Tutto bene fino a qui, direte voi. E invece no.
Vogliamo ricordare a tutti la fine che fece Senna?

Senna, grande pilota di formula uno, un bel giorno decide che 213 chilometri orari è un'ottima velocità per scagliarsi contro il muro di cemento della curva del Tamburello e che le 14e17 sono un ottimo orario per dire addio alla propria attività cerebrale. Muore anche fisicamente alle 18e40 dello stesso giorno, il primo maggio 1994.
La Festa del Lavoro.
Anche gli scarafaggi non escono dai tombini il primo maggio, sostenendo che hanno ben altro da fare che lavorare. A ucciderlo, litrate di flit. A Senna è bastata una sospensione, la laterale destra, che gli ha spaccato la visiera del casco all’altezza del ciglio destro prima, e il cranio poi.

Questa ragazza qualunque, questa ragazza italiana, non era Ayrton Senna. E quel giorno non era l'uno maggio. Era il 17 novembre. Giovedì. Erano le undici e mezzo di sera quando sono arrivati i vigili urbani e l'impatto dell'auto della zoccola sulla mia auto in sosta era avvenuto già da un po. La ragazza non era Senna e questo l'ha preservata da una morte fisica poche ore dopo. Per quella cerebrale non c'è mai stato nulla da fare.
Era scema da sempre.
L'ho capito quando ha iniziato a sostenere che fosse colpa mia che lei ha svoltato a destra in un modo così stretto e incapace da prendere la mia auto ferma.
Non in movimento, signori. Ferma.
E' un po come ingravidare la propria partner sborrando sulla seditoia e facendocela sedere per una semplice pisciata. E' da coglioni. Da coglioni e da evidente morte cerebrale.

A pochi metri dalla fermata del bus su cui mi ero abilmente parcheggiato c'era il furgone che vende panini. Se non ho capito male ci sono in un sacco di città, solo che a Lecce sono di più. I coglioni di bue esposti nel banco frigo mi ricordavano con una precisione infallibile ogni singolo minuto che passava dal mio ultimo pranzo alla cena che ormai pareva non arrivare mai. Avevo una fame così grande che iniziavano a manifestarsi le prime visioni misticosportive.
Ayrton Senna era apparso davanti a me e guardava l'auto della tipa, poi la mia auto, poi la tipa e poi il furgone coi coglioni di bue. Poi di nuovo la tipa.
Si compra un panino e una birretta, una dreher. Si avvicina di nuovo a noi quando ormai sono arrivati vigili. Guardo i coglioni di bue, poi il mio orologio. Sono le undici e mezzo.
I coglioni di bue non sbagliano mai.
Guardo la tipa. E' preoccupata di aver seguito il consiglio di quella sega del suo ragazzo di chiamare i vigili. Inizia a pensare che forse avevo ragione io, che il danno alle due macchine è infinitesimale e chiamare i vigili significa avere un verbale prima, poi una spesa nel ritirare le nostre dichiarazioni dal comando dei vigili urbani, una specie di Four Freedom Plaza dei poveri, e infine, cazzo più grande di tutti, la messa in mezzo delle assicurazioni.
Per chi non ha mai avuto a che fare con le assicurazioni automobilistiche vi dico che le assicurazioni proteggono i propri assicurati come l'uomo protegge la natura. Insomma, è un po come mettere Pacciani in un asilo nido per proteggere i bambini.
Le assicurazioni ci avrebbero massacrati.
Lei nonostante l'incapacità fisica nel guidare e la mancata comprensione all'utilizzo del volante inizia a supporre che forse può essere che ha fatto la cazzata a girare così stretto. La sega del suo boiz invece lo sa perfettamente. Ed è lui che mi crea i problemi. Sapendo perfettamente i limiti della troia che si scopa inizia a inventare storie del tipo "sei tu che sei partito arrivandoci addosso" e "mi devi pagare la verniciatura della macchina".

Alle mie negazioni risponde con altrettante e al "le assicurazioni la metteranno nel culo a entrambi, dove per entrambi siamo io e la tua ragazza", rispondeva "e sia!".
Essì. Tutti ricchioni col culo degli altri.

E' stato quello che gli ha risposto Senna, masticando il panino con la bocca che aveva in fronte, vicino al ciglio destro, dalle 14e17 del primo maggio 1994 e sorseggiando la birra con quella che aveva al posto della bocca dalla nascita.

Non ha aperto bocca l’assicuratore quando gli ho detto che sarei tornato, eventualmente, all’indomani. Aveva già capito che il mio era un addio senza fiocchi, di quelli fiacchi, scoglionati. Non ha aperto bocca perché doveva trovare le parole giuste per convincermi a restare con loro. E anche perchè aveva in bocca un sigaro spento e non era certo Ayrton Senna, no... l'assicuratore di bocca ne aveva solo una purtroppo.

Per ora.

Me ne sono andato e credo che non ci tornerò mai più, così avrà anche un bel po di tempo per pensare a quali parole pronunciare.
Ora sono a piedi, mi sono comprato due camere d’aria per la bicicletta, così la riparo e almeno non sto completamente a piedi fino a che trovo una nuova soluzione, e sono andato a casa per darmi una sciacquata, che qui si lavora e non c’è acqua di mare a farmi le pugnette né tanto meno aria fresca a farmi il bidet. Anche se siamo a un passo da ferragosto.
Grazie a dio ho ancora uno spazzolino e posso lavarmi la bocca, che dopo tutte le bestemmie e le volgarità che sono stato capace di buttar fuori da questa fogna, in questo giovedì qualunque, in questo giovedì italiano, ne ho bisogno.

Spazzolino e dentifricio. Che accoppiata vincente. Sono un po gli Stanlio e Olio dell’igiene. Per quanti anni passano, sono sempre in voga. Non muoiono mai. Fantastico.
Fantastico.

Lo spazzolino mi si spezza in bocca dopo pochi secondi e il dentifricio mi cade sulla maglietta e scivola lento sui pantaloni.
E’ un giovedì qualunque, un giovedì italiano.
Se bestemmio ancora un po’ non mi basterà il dentifricio per lavarmi la bocca, ma avrò bisogno dell’ace gentile. E lo voglio gentile solo perché ci sarà più gusto nel mandarlo affanculo.

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao fumettaro,

semmai ti fosse utile ti segnalo questo:
http://www.autoblog.it/post/1797/assicurazione-al-chilometro

Non so quanto sia conveniente o se ci sia qualcosa sotto: più che altro ci tenevo a scrivere un commento utile!

Ciao!

dark0 ha detto...

io di commenti utili non ne faccio
:-P

HulkSpakk ha detto...

la cosa bella che "anonimo" è abqualcosa, del sito :D
Anche sotto mentite spoglie lo riconosco :D

Anonimo ha detto...

Ciao,

accidenti il matello dell'invisibilità non mi funziona più!

Comunque, anche se spoglie non sono mentite: è che non mi sono ancora registrato...

e poi sono rimasto senza benzina... avevo una gomma a terra... non avevo i soldi per prendere il taxi... la tintoria non mi aveva portato il tight... c'era il funerale di mia madre! era crollata la casa! c'è stato un terremoto! una tremenda inondazione!
le cavallette!!!

Ciao!!!

HulkSpakk ha detto...

Meno male che nn hai l'erpes.
Almeno tu.

dark0 ha detto...

molto bello il logo del tuo blog :-)