lunedì 16 agosto 2010

Incognite

incontro la città laddove ho il tuo ricordo
vivo in tacito silenzio la notte liquida e in bottiglia
sfuggo dalle mura di questi quattro muri che non hanno più paura
di restare adesso soli
perchè soli sono nati e non sono più con me

buie turbative si affollano in un turbine di no
prigioniero di un corpo come musica in un disco
ma è una musica che non riesco più a ballare a divertire
a fare mia
a far ridere di me
a stupire come prima

perso in un perdiodo che odio e che disprezzo
a pezzi sulla scia che mi degreda e che percorro
a questo io non credo non ci bado non rifletto
aborro l'invenzione che sia il fato
fattone con me stesso e stesso posto

stupida inefficienza della prassi
nera marea di una routine in melma si affaccia alla finestra
dove più non abito
dove più non vivo
dove più non sono il più
dove più non sono io

temo il camminare come lo stare fermo
le gambe non mi tengono ma se mi fermo io...
ma se mi fermo io barcolla il mio pensiero, si arrocca sui ricordi
come la torre rotta di un re che non ha regno
che ha perso l'armatura, che ha morto il suo destriero

che muore col suo popolo quand'anche muoio anch'io.

ho capito la mia barca di che materiale è fatta
ondeggia sulle onde di una bottiglia verde
ma in che universo vola, dove stantia mò naviga e poi attracca
non riconosco più

la musica del disco
in un silenzio muto del suo perpetuo moto
saldato a mente fredda su tutto ciò che resta
e che non mi appartiene
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