lunedì 6 settembre 2010

Onde.



soffoco la voce e annaspo
mentre gli occhi chiusi di me cercano te in ogni te che vedo nelle immagini che ho
sei tu la mia coscienza àncora di salvezza in questo caos
col caos che sei tu la mia pazienza
ancora invincibile nella sconfinata invisibilità dello stare statico in una passione stitica che stigna
state pure quieti che qua ora muoio io

sei tu la mia pienezza la bellezza il mio continuo navigare che mi perdo nelle onde
onde di che onde di me onde di noi onde di dove

onde piene
onde andanti
onde evitare ondate di coscienza come flutti che si frangono
annunciando il mio poi schianto
ubriaco dell'alcool che mi inebria e che mi insulta
che mi ridicolizza mentre cerco la casa rossa a riva
la dimora che dormiva mentre sono alla deriva su una barchetta che non ho
intanto intontito incarto brachetto rosso disincantato come decanta il vino
che indica la casa dove abito e di cui non ho ricordo

eppure io non dormo non ho sonno ma non so restare sveglio
mi adagio sulla stanchezza che mi sfianca
giro pagina ma resta un solo foglio
passo al vaglio tutto quanto partendo dalla vita che vivendo cerco e sto
penso a un figlio
resto allibito dalla sequela di incomprensioni che ho incompreso
ho preso parte a cose che poi non mi riprendo
prendo parte a questo eccidio ma non mi sento meglio
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1 commenti:

ilalà ha detto...

la casa rossa è lì a riva, dove l'hai lasciata
ti osserva da lontano dimenarti in mezzo alle onde
onde di te e di solo te, ingarbugliato, complicato, inspiegato, ubriacato.
eppure è lì, priva di un faro per illuminarti la via, priva di una sirena per ammaliarti e attirarti a sè,
immobile sulla riva, sulle sue fondamenta non è capace di venire a prenderti.
fondamenta che vacillano, fondamenta minate dall'infrangersi continuo delle onde, corrose dal sale di questo mare in tempesta.
è ancora lì la casa rossa
e triste attende il crollo
per poi rinascere,
chissà, magari color vinaccia.