mercoledì 6 febbraio 2013

Anniversario alcoolico



Avevo capito che non stavi bene e che il tuo umore stava diventando amaro quando slegando la bici mi ha chiamato Unicum e un attimo dopo sbattevi la testa al muro cadendo. Ma forte! In questo preciso ordine. Poi abbiamo pedalato verso casa, che notoriamente è nella direzione opposta a quella in cui stavamo andando, ma tanto ti girava tutto quindi ci siamo comunque arrivati.
Avevi un colore fantastico, tipo quella tinta per i capelli che mi consigliasti quando volevi farmi rosso con punte gialle, come Mirko dei Bee Hive, anche se tu hai sempre preferito Satomi e poi volevi essere la mia Licia, vai a capire il perchè... Il colore ricordo si chiamava "rosso-tenue-arancio-chiaro pennellato in dolce brio", solo che tu avevi una tonalità più cangiante che andava dal verde olivastro in salsa agrodolce al mi vomiterò addosso da un momento all'altro. Direi che assomigliavi a uno di quegli anelli per dito che cambiano tenore con l'umore, solo che tu lo cambiavi con l'amaro.

Stacco.
La prima volta che mi sono cambiato le mutande è stato di mattina, appena sveglio, quelle che avevo addosso avevano un odore che avevo già sentito. E' stato ad agosto, camminavo su via Palumbo e quelle case piene di immigrati, deportati e cinici consumatori di pelo becero prostituito, sembravano cucinare anche alle dieci di mattina. Un odore nausebondo, misto tra cipolla, cucina della nonna e la nonna che va a fuoco in cucina. Vabè, decido di cambiarle.
Poi si fa sera e propongo una cena al ristorante cinese, quello che mi piace tanto, e tu decidi di bere vino bianco, il tuo preferito. E vino rosso, il tuo preferito. Ci poggiamo sopra un amaro, Jagermaister, il tuo preferito. E poi un bel cicchetto di vodka da quattro soldi, la tua preferita, che tanto ti fa sentire vicina alla natura. Alla tua natura di ubriacona.
E poi un altro cicchetto di vodka, che il primo per quanto eri ubriaca t'è caduto tutto, in gola, però. Proponi anche un bel giro di sigaretta che fa ridere, di quelle spiritose perchè l'umorismo è la base dell'amore moderno e perchè ancora le ginocchia ti tenevano in piedi. Arriviamo a casa e due ore dopo mi hai sbadatamente rovesciato addosso quel buon thè che mi ero preparato con passione, per osservarti come la creatura piccolina che sei, lì sul lettino, il nostro nido d'amore, comprato da un dubbio magazziniere che lavora al mercato grande, il cui figlio che vende pigiami in pail anche ad agosto sostiene essere un letto assolutamente legale e di cui nessuno si è privato, almeno nell'isolato circostante. Il prezzo è buono, amici tutti. Siamo arrivati  a questo letto a due piazze, che scopro poi chiamarsi alla francese grazie all'intermediazione di un tipo buffo alto due metri e così grosso che non gira in macchina ma in pullman, tutti lo salutavano con rispetto e timore, come un dio buono che ti protegge da sè stesso se in cambio gli offri tutta la tua paura: se ci sto comodo io ci stai comodo pure tu.
E chi si permette a contrariarti.
Mentre vomiti il demonio con spasmodici attacchi di ansia, rivedo in quest'ordine: fettuccine alla tailandese, donna marzia, riso all'ananas, spaghetti di soia con piselli non più verdi, ancora donna marzia, vino leverano, pollo alle noci, sperma del cameriere, e dell'ottimo gelato fritto alla vaniglia, che però non avevamo ordinato. Sono tutto bagnato di te e anche di thè, tu non sei bagnata per niente e questo un pò mi intristisce, ridi con un imbarazzato "thyyyy" nasale mentre un filo di succo gastrico ti unisce i capelli al mento, rendendoti bellissima come il giorno in cui sei nata, in quel fagotto caldo di placenta e merda calda. Mi cambio.
Tolgo i pantaloni, tolgo la maglietta, tolgo le mutande. Rimetto le mutande, solo quelle ma pulite, perchè mi piace stare pronto. Sono due ore che andiamo avanti e indietro dal bagno, due ore che mi vomiti sul letto, nella vaschetta del bucato, nel water, poi ancora nella vaschetta del bucato e ancora addosso.
Ti preparo un'aulin che sogno ti metta sonno così la smetterai di inondarmi casa e magari dormi un pò.
- Ora andrà tutto meglio, amore mio...
E' stato in quel frangente che hai girato il remake de l'Esorcista. Candidata al Premio Oscar per gli effetti speciali, avevo vomito in faccia, sulle mani, sulle mutande, sulle palle, su tutto il corpo. Quando ti parlavo di "squirting" non era questo che intendevo.
Mi cambio di nuovo le mutande. Ne metto di pulite e te lo chiedo ora, perchè sto iniziando a perdere le speranze:
- Di trombare questa sera non se ne parla, eh?

Se non ti piaceva la cucina cinese potevi dirmelo prima. Meno male che hai pagato tu.
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